Ore 8.40 solito bar. Sorseggio il caffè
macchiato e addento la brioche alla marmellata spulciando la gazzetta
dello sport infarcita di una tonnellata di ciance su Milan
Barcellona. Rigori negati, interventi miracolosi, gol sbagliati che
anche mio nipote che non ha nemmeno due anni avrebbe segnato. L'epica
dello sport in un momento che ha bisogno di eroi. Attraverso i Sigur
Ros in cuffia, ideali per un risveglio progressivo e non traumatico,
filtra un'altra tonnellata di ciance sulle disavventure di un giudice
arrestato per non so quale motivo. È un vecchietto che tiene banco e
fornisce dettagli e pontifica con l'autorevolezza di chi lascia
intendere di essere dentro al giro da un po' e la sa lunga. Si
spalanca la porta e il pontificatore prorompe in un “buogniorno”
squillante. E subito dopo aggiunge: “Ho visto entrare una luce”.
Eeeeeeeh?
Sollevo lo sguardo. La luce è una signora biondo finto fra
i cinquanta e i sessanta in sospetto di ritocco chirurgico. A quel
punto mi soffermo a guardare l'autore del commento, il conoscitore
degli ambienti giudiziari reggiani, quello che teneva banco. È uno
strano miscuglio di eleganza e trasandatezza che sfiora i settant'anni.
Dal cappottino sciatto spicca un foulard di seta, il basco elegante
sembra appiccicato a spessi occhiali dalla montatura alla ragioniere
degli anni sessanta (e sono sicuro che in questo caso non è una
posa). Ha snocciolato quella frase come fosse stata la cosa più
naturale da dire, con un tono a metà fra lo scanzonato e il Marlon
Brando. La destinataria del complimento sorride e sembra quasi di
scorgere un pudico rossore sotto la cazzuolata di stucco per pareti
che si è stesa sul viso. Ovviamente non sono l'unico ad essere
incuriosito, tutti siamo incantati e sorridenti. Perché in quella
frase e nel modo in cui è stata detta, c'è stato un che di così
genuino, così privo di malizia e per questo galante, che non è
possibile non esserne contagiati al punto che è quasi come se da un
momento all'altro potessimo iniziare ad accoppiarci senza badare
all'età o alla provenienza sociale (ok, forse sto esagerando un
po'). Poi la magia s'è infranta e sono tornato alle pagelle sulla
“rosa” ma mi sono apparse per quello che sono: effimere e prive
di importanza. Io e il maschio alfa siamo usciti dal bar assieme.
L'ho guardato camminare con un passo ciondolante ma fiero. Ho pensato
che non sarebbe male invecchiare così.
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