23.4.12

Il "si" e il coraggio di dire "no"


Negli ultimi tempi grazie ai social network su cui un sacco di gente spende un mucchio di tempo abbiamo visto fiorire un'informazione alternativa e siamo letteralmente travolti da un flusso di dati di ogni tipo. Dall'economia al gossip, dalle figure di merda più epiche ai più elaborati oggetti di design. Nulla sembra sfuggire ai tentacoli della rete che più che a una ragnatela sembra assomigliare sempre di più all'isola di plastica che galleggia nel bel mezzo dell'oceano.
Da questa situazione sta emergendo prepotentemente un problema: non c'è alcun controllo su questo flusso di roba (del resto la parola “controllo” è spesso contigua alla parola “censura”) così che invece di conoscere meglio il mondo, ci ritroviamo ad annegare in un mare di quello che Heidegger chiamava il “si”: si dice che tizio abbia fatto questo, si dice che i banchieri vogliano governare il mondo, si dice che gli stupratori non finiranno più in carcere ecc... Ora dato che la capillarità di diffusione di un argomento è proporzionale al grado di reazione emotiva che suscita capita che siano proprio le stronzate più grosse a diffondersi maggiormente e ad entrare nel senso comune. Il caso della sentenza della cassazione sugli stupri di gruppo è sintomatico. Migliaia di persone che protestano contro quella che sembra essere una stupida barbarie, l'ennesimo paradosso di un paese alla deriva. “Bastava” (le virgolette sono d'obbligo visto che non è affatto una cosa scontata né semplice) fare una ricerca un pelo approfondita per rendersi conto che le cose non stavano esattamente così come “si” diceva.

È una situazione pericolosa. Temo che ogni volta che ci indigniamo a vuoto perdiamo un po' della capacità di farlo. La sovraesposizione a fatti che ci scuotono emotivamente tende a renderci meno sensibili, meno capaci di discernere l'importante dal futile, il giusto dallo sbagliato. In sostanza rischiamo di ritrovarci in balia di quel flusso di roba che vediamo riproposto dai nostri amici quindi, siamo sempre meno liberi. Sto esagerando? Forse. Forse sono troppo pessimista. Ma se la visione del mondo che abbiamo è costituita da informazioni imprecise quando non proprio fasulle non so proprio come possiamo decidere per il meglio del nostro futuro. Credo che sia arrivato il momento per ognuno di noi di dire “no” a questo “si”. Di prendersi la briga di controllare, di ricercare, di verificare. E se non si può farlo evitare di diffondere, anche quando vengono citate fonti a sostegno perchè il più delle volte sono link a siti che rimandano ad altri siti che rimandano ad altri siti che rimandano al sito di partenza. Un circolo vizioso di chiacchiere senza fondamento. Serve coraggio per farlo? Meno di quanto ne serva per gettarsi in un palazzo in fiamme per salvare le persone intrappolate ma abbastanza per dire il più delle volte “non ne vale la pena”. Già perché spesso le risposte suscitate sono poco piacevoli quando non proprio violente, si passa per pedanti, per saccenti o addirittura, ironia della sorte, per ignoranti. Ma per evitare che la rete diventi un clamoroso autogol per tutti quelli che la vedono come uno strumento di libertà, dobbiamo mettere in gioco i nostri saperi e assumerci le nostre responsabilità e vigilare. Buon 25 Aprile a tutti.

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