8.8.11

Gatti contro conigli (in 3D!)

Da qualche mese a casa mia si è scatenata una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Una coppia di conigli del contadino paraculo nostro vicino di casa ha trovato interessante il nostro giardino e vi ha fatto la tana. Essendo conigli hanno cercato di dimostrare tutti i vari detti sulla loro natura scopereccia e nel giro di poco si sono praticamente centuplicati. Ma il loro spazio vitale è minacciato da cinque gatti con il loro bel bagaglio di istinti ancestrali. Così capita a volte che quando apri la porta di mattina, mentre ti gratti le chiappe e ammiri la campagna pensando alla giornata che ti attende, vedi proprio davanti allo zerbino un paio di zampine pelosette. Solo quelle. Il resto del coniglio probabilmente è già stato digerito. Ci rimani un po' male ma pensi che i gatti non fanno altro che obbedire alla loro natura. Del resto non hai certamente intenzione di fare il vigilante notturno (ma chi sei? Rabbit-Man?). Insomma me ne sbattevo allegramente le balle. “È la natura, bellezza!” pensavo. Almeno fino a qualche sera fa...


Sono in casa tranquillo e beato e d'un tratto sento un verso terribile. IIH! IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIH! Mi precipito fuori e in mezzo al prato vedo Cleopatra (una gatta tigrata che sembra un baule su quattro zampe) che si sta accanendo su qualcosa. Mi avvicino. Un coniglietto minuscolo, grosso non più del palmo della mia mano, dal pelo marrone, si contorce sotto la zampa della stronza. E mentre si agita emette quel verso straziante. Una richiesta d'aiuto a un qualche santo protettore dei conigli. Allontano la gatta che mi guarda come se l'avessi usurpata di un diritto sacrosanto e il coniglietto continua a sussultare di dolore e a lamentarsi in tutto il fulgore delle tre dimensioni della realtà, senza nemmeno il bisogno di occhialini. Mi si ghiaccia il sangue nelle vene. Raccolgo la bestiola fra le mani per cercare di capire e questa si lancia cadendo malamente sulla schiena. Ecco. IIIIIIH! IIIIIIIH! Come mi sono sentito assolutamente inutile!

Be' mi sono chiesto cosa fare. Se il danno era troppo grave la bestiola sarebbe morta fra mille sofferenze. Dovevo forse fare un gesto pietoso? E come? Prendere a badilate quel musetto tenero e mettere sul fuoco una padella? Oppure metterlo al riparo e curarlo, novello Dott. House? Per un attimo ho addirittura pensato di tornarmene in casa e sigillarmi dentro, in modo tale che la natura di Cleopatra facesse il suo corso e i vetri chiusi filtrassero i versi sofferenti. IIIIIIIIIH! IIIIIIIIIIIIH! IIIIIIIIIH! Non ce l'ho fatta. Alla fine ho optato per la soluzione più comoda. Ho liquidato i tormenti etici depositando il coniglio all'interno della sua tana. Che se ne occupassero i suoi genitori invece di stare a scopare! Tornando in casa mi sono sentito inadeguato. Un piccolo ometto troppo spaventato e tenero per fare quello che va fatto. Con l'aggravante dell'ipocrisia: quando mi presentano una terrina di coniglio arrosto non mi faccio troppi problemi ad addentarlo (cioè in realtà me li faccio, ma solo perché non mi piace molto la carne di coniglio). Ma vi rendete conto di quante seghe mentali possano nascere da una situazione del genere? Ma capita solo a me? (Se avete tempo da buttare, potete scrivermi nei commenti).

Il destino però evidentemente non voleva che io mi sentissi in pace. Il pomeriggio seguente vedo di nuovo Mr. Coniglietto che bruca davanti alla sua tana. Sospiro di sollievo! S'è ripreso perfettamente. Non faccio in tempo a pensarlo che si ribalta e rimane con le zampe all'aria. Così. All'improvviso. Senza cause apparenti. Vado a raccoglierlo prima che qualche gatto ne approfitti. Altro tuffo dalle mie mani, altra schienata. Alla fine l'ho messo in villeggiatura riabilitativa nel serraglio dove teniamo le nostre due tartarughe. Ha ripreso vigore e non si ribalta più: presto ci sarà il reinserimento in famiglia. Per quanto assurdo un po' spero che si ricordi di me che l'ho salvato anche se so già che la beffa è in agguato. Quando sarà un bel coniglione pronto a inseminare migliaia di conigliette, il contadino gli tirerà il collo e lo venderà un tanto al chilo.

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