19.8.11
Tre indizi rivelatori...
So di non essere l'unico essere umano afflitto da questo complesso di E.T. Ecco allora tre piccoli indizi che possono aiutarvi ad autodiagnosticarvi questa gustosa deviazione mentale.
10.8.11
Le meraviglie del genere umano: maschi alfa 1
Questa mattina entro al solito bar e ordino il solito caffè macchiato: certe piccole abitudini sono come un salvagente cui aggrapparsi prima di affrontare la giornata. La barista, carina e sorridente, dispone piattino, cucchiaino e bicchiere d'acqua davanti a me. Sono già lì che pregusto l'aromatica iniezione di caffeina che mi dovrà aiutare a fare un sacco di cose meravigliose. Come ricordare il mio nome, ad esempio, visto che sono ancora incredibilmente rintronato. Ecco che accanto a me si materializza il nostro protagonista. Sinceramente non so se fosse già lì. Magari si è teletrasportato direttamente dall'Enterprise. Occhiali a goccia Ray Ban e capello sale e pepe di media lunghezza abbastanza unto da tenere qualsiasi piega gli si voglia dare. Un viso che sembra fatto di cuoio: Richard Gere incrociato con Clint Eastwood. Quando la barista serve il caffè, Rint Gerewood, con assoluta naturalezza, allunga le mani e afferra il piattino con tazzina e il bicchierino. Oh ci sono rimasto stronzo! Senza voltarsi, trincerato dietro i suoi occhiali scuri come un giapponese cui non hanno comunicato la fine della guerra, trangugia il caffè in un sorso soddisfatto. Probabilmente si è ustionato palato, lingua ed esofago e non potrà mai più sentire i sapori ma lui appoggia la tazzina con gesto energico, lascia un euro sul bancone, saluta ed esce. E' stato così sicuro... Così uomo! Hmmm... Ero indeciso se spaccargli la tazzina in fronte o innamorarmi!
9.8.11
I monologhi dell'incazzato: impara a parcheggiare!
Questa mattina prendo la mia macchinina e vado verso il centro per una full-immersion di scrittura. Arrivo al parcheggio e vedo con soddisfazione che ci sono un sacco di posti liberi. Per forza saranno tutti in ferie! Ma l'incazzatura è in agguato. Sembra che una valanga di persone si siano impegnate per occupare comunque il massimo dei posti. Il parcheggio è mezzo vuoto ma è come se fosse pieno. Ora io mi dico...
8.8.11
5 secondi
Dato che sono nuovo nel mondo dei blog ieri sera mi sono messo a scuriosare in giro per vedere come la gente utilizzi il mezzo (a scuola di sceneggiatura ci hanno spaccato ampiamente le palle, a ragione a dire il vero, sulla necessità di fare inchiesta prima di iniziare a scrivere). L'unico blog che veramente mi è rimasto impresso, sotto il banner del titolo, recava una specie di contatore. Aveva una scritta che diceva: ogni cinque secondi nel mondo muore un bambino. Appena sotto c'era un cronometro che incessantemente scendeva da 5 a 0. E ogni volta che raggiungeva lo 0 il contatore scattava di un'unità con la scritta: bambini morti oggi. Ecco già mentre ho scritto questa frase (e mentre sto scrivendo quest'altra) sono morti e stanno morendo un paio di bimbi. C'è da perderci il sonno. Da rimanere paralizzati perché il pensiero di fare qualsiasi cosa (quindi di impiegare una quantità di tempo varia) viene immancabilmente convertito in quantità di bambini morti. Ammiro l'autore che ha scelto come prima cosa nel suo blog di affrontare un argomento così pesante e sono stupefatto di fronte all'efficacia del mezzo (quel conto alla rovescia non lascia scampo). Forse però stavo meglio prima. Anche perché penso di non poter fare nulla per evitare quest'ecatombe ma non sono sicuro che sia vero. Il tormento etico si aggiunge quindi all'angoscia. Decisamente è un mondo difficile.
Se vi siete soffermati ad ascoltare la canzone sappiate che dura tre minuti e cinquantacinque secondi. Fate un po' voi il conto. Magari su Marte ogni volta che quel dannato cronometro raggiunge lo zero, un bambino guarisce. E magari ogni volta che un gatto mangia un coniglio poi lo vomita vivo e vegeto...
Gatti contro conigli (in 3D!)
Da qualche mese a casa mia si è scatenata una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Una coppia di conigli del contadino paraculo nostro vicino di casa ha trovato interessante il nostro giardino e vi ha fatto la tana. Essendo conigli hanno cercato di dimostrare tutti i vari detti sulla loro natura scopereccia e nel giro di poco si sono praticamente centuplicati. Ma il loro spazio vitale è minacciato da cinque gatti con il loro bel bagaglio di istinti ancestrali. Così capita a volte che quando apri la porta di mattina, mentre ti gratti le chiappe e ammiri la campagna pensando alla giornata che ti attende, vedi proprio davanti allo zerbino un paio di zampine pelosette. Solo quelle. Il resto del coniglio probabilmente è già stato digerito. Ci rimani un po' male ma pensi che i gatti non fanno altro che obbedire alla loro natura. Del resto non hai certamente intenzione di fare il vigilante notturno (ma chi sei? Rabbit-Man?). Insomma me ne sbattevo allegramente le balle. “È la natura, bellezza!” pensavo. Almeno fino a qualche sera fa...
7.8.11
Io vengo da Marte. Non c'è altra spiegazione.
Vi è mai capitato di essere fuori con gli amici, in un locale, ad una festa o un qualsiasi posto vi venga in mente e di affondare in voi stessi? Come se tutto si muovesse in slow motion e vi arrivasse da una distanza siderale. Attutito e ovattato. Ecco. A me capita spessissimo e non ho bisogno di essere ubriaco. Già Thom Yorke si chiedeva in Creep "what the hell am I doing here" e non vi sto a dire quanto questo verso mi sia rimbalzato nelle orecchie nel corso degli anni.
Ecco perché il titolo di questo blog. Nostalgia di un posto che non si è mai visto ma cui in qualche modo si sente di appartenere visto che qua qualsiasi cosa è estranea. Comunque l'avete capito siete capitati in un altro blog esistenzialdepresso.
Secondo me la mia sensazione di alienamento risiede nella mia infanzia (e lo direbbe qualsiasi psicoterapeuta). Ricordo che ero sdraiato sul divano con mio padre. Avevo appena visto una puntata di un qualche cartone animato di robot. Forse Daitarn 3. Durante la puntata c'era stato uno di quei flashbackoni super drammatici in cui si racconta di guerre di alieni e distruzioni. Una storia tristissima. E io piccolo, ingenuo e già un po' matto ne ero rimasto impressionato. Così feci tutto uno sproloquio a mio padre che probabilmente non chiedeva nulla di meglio che abbandonarsi alla pennichella pomeridiana: "voi non siete i miei genitori. Io vengo dall'Europa perché i miei veri genitori sono morti e voi mi avete adottato". Lui rincoglionito dall'abbiocco (almeno spero!) mi rispose "sì!". Avevo cinque/sei anni e il fatto che lo ricordi ancora oggi denota quanto mi abbia segnato quel momento. Poi piano piano ho imparato cosa sia l'Europa.
Iscriviti a:
Post (Atom)