15.1.15

Libertà di offendere?!? Sul serio?!?

Passato qualche giorno dalla tempesta non potevo proprio esimermi dall'unirmi al plotone di chi in vario modo sta dicendo la propria sulla vicenda "Charlie Hebdo". Cioè potevo benissimo evitare ma siccome sono presuntuoso, sono certo di avere un contributo unico e originale alla discussione (certo. Come no).

Il copione è già visto. C'è una tragedia e in risposta alla tragedia è tutta una manifestazione di dolore/solidarietà/indignazione. Facebook invaso, red carpet invasi, talk show invasi. Nei riti di esorcizzazione del dolore e della paura però alcune cose mi hanno lasciato perplesso. No mi hanno proprio fatto girare le palle. E non sono le dichiarazioni di Salvini. Sì be', anche quelle a dire il vero ma le trovo così desolanti che non mi viene nemmeno voglia di parlarne.


Insomma tutti che si producono in apologie della libertà di stampa, di opinione e addirittura di insulto. Un argomento che ho letto da più parti, anche proveniente da firme illustri, era del tipo: "in una società civile loro (i vignettisti ndC) devono avere il diritto di esprimersi e sbeffeggiare chi vogliono e come vogliono poi se io mi sento offeso dovrò andare per vie legali". Sul serio? Ma sono l'unico che si rende conto che questa è una colossale, gigantesca, sontuosa minchiata? Basta generalizzare appena il principio per rendersene conto: "io ho il diritto di fare quello che mi pare poi chi si sente offeso dal mio comportamento può denunciarmi". Come a dire che io posso scrivere un articolo diffamatorio su un giornale poi la persona in questione può querelarmi. Ah già, in effetti questo è quello che un certo giornalismo "del fango"... Ops... Libero... Fa normalmente. Cambiamo esempio... Come a dire che io posso picchiare chi mi sta sulle balle poi lui mi può denunciare. La logica è la stessa.

"Eh va be' qui non si parla di violenza! Sono due vignette! Fatti una risata!"
Quindi si sta sostenendo che la discriminante è la violenza fisica. Be' è rivoluzionario come punto di vista. Tutte le associazioni umanitarie che lottano per il riconoscimento della dignità di certe categorie saranno felicissime di sapere che sono inutili e che dovrebbero farsi una risata. Ma se le vignette di "Charlie" fossero state negazioniste della shoah? Staremmo ancora parlando di diritto di offendere? Se fossero state contro la resistenza antifascista? Se fossero state contro gli omosessuali? Contro i neri? Contro le donne? Perché se io sono libero di disegnare un profeta con le palle all'aria dicendo che è satira, allora qualcun'altro deve essere libero di disegnare (o scrivere, o farci un film) qualcosa tipo gli ebrei che si ammazzano da soli in un campo di concentramento per dare la colpa al povero Hitler che in realtà voleva aiutarli (grasse risate proprio... Bleah).

Quindi se il problema della libertà interessa davvero, bisognerebbe farsi qualche domanda. Tipo: "ma davvero vogliamo vivere in una società in cui tutti possono dire tutto?". Ma anche la domanda opposta: "ma davvero vogliamo vivere in una società in cui non si può dire nulla perchè c'è qualcuno che si offende?". Insomma è un casino e la strada per trovare una risposta sensata sembra piuttosto ardua e lunga. Dato però che nessuno sembra porsi queste domande ho il sospetto a questo punto che il problema non sia tanto la libertà di stampa ma il fatto che in questa vicenda specifica siano emerse tante cose che stavano bollendo in pentola  da tempo, cose brutte e cattive, che normalmente le persone per bene negano, e che hanno trovato una via per manifestarsi ammantate di nobiltà. E che danno la possibilità ai vari Salvini di turno di salire in cattedra. Tira una brutta aria.

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