11.12.12

La mummia 6: Berluscothep, ancora una volta il ritorno.


La mummia aveva regnato per un ventennio nel paese. Un piccolo paese insinuato nel mare, dal grande passato, un presente angosciato e un futuro incerto. La mummia aveva regnato per vent'anni quasi ininterrottamente, unica eccezione due brevi periodi, due piccoli apostrofi rosa (in realtà grigi ma rosa in confronto al resto) fra le parole “v'inculo con la sabbia”.
La mummia era stata eletta democraticamente, ammesso che una democrazia sia possibile quando uno dei competitori possiede o controlla tutte le televisioni e buona parte della stampa. Ammesso che una democrazia sia possibile quando chi vota sembra non avere la minima comprensione dei meccanismi base. Ammesso che una democrazia abbia senso in un momento in cui il concetto di “bene comune” sembra non averne. E per vent'anni, appunto, democraticamente la mummia Berluscothep, aveva messo in ginocchio il paese non con chissà quali flagelli biblici ma con una serie infinita di leggi ad personam volte a tutelare il suo impero e che tutto il resto andasse pure a troie (passatempo che per altro riteneva alquanto dilettevole). Sembrava che la mummia fosse moribonda, non solo metaforicamente parlando, mentre alla fine del suo ultimo governo si allontanava dal palazzo del presidente del piccolo paese con il viso terreo più floscio del solito, la bocca distorta in una smorfia, fra una folla urlante di rabbia e subito dopo festante di gioia. Sembrava che la mummia fosse sconfitta, sembrava che il piccolo paese potesse tornare lentamente alla (semi)normalità, non tanto economica, ma politica e sociale, con candidati che iniziavano a parlare di modi per risollevarsi dalla crisi, strategie per rilanciare la produzione e ipotesi alternative al prodottinternolordismo. Sembrava, pur nella situazione disastrata, che si potesse presto o tardi arrivare a qualcosa che seppur alla lontana potesse assomigliare a un nuovo rinascimento, a una specie di umanesimo in miniatura. Poi un bel giorno la mummia uscì dalla sua tomba e fece sentire la sua voce con una delle sue cazzate leggendarie: “Torno per il bene del paese”. Subito le televisioni si riempirono dei vecchi sacerdoti che la celebravano utilizzando le stesse formule rituali che usavano da vent'anni a quella parte, anzi se possibile erano ancora più aggressivamente sfacciati. La sacerdotessa Sant'Anké, lo scriba Ghed'Amon, la serva Biancofioriti erano tornati tracotanti a mostrare le loro maschere plastificate. La mummia era la vera novità, la mummia era pronta a salvare gli abitanti (che in parlamento in quel momento si stesse per approvare una legge sulle frequenze televisive sembrava essere un dettaglio trascurabile, infatti evitavano di parlarne). Chi aveva provato a prendere il posto della mummia invece naturalmente cadde in disgrazia, oppure con un'abile mossa semplicemente si allineò al nuovo corso. E come sotto un incantesimo terribile coloro che avevano iniziato a parlare di Politica, iniziarono a cagarsi addosso, balbettando di fronte alle litanie imparate a memoria dei succubi. Iniziò di nuovo la manipolazione della realtà, le bugie, le acrobazie retoriche per giustificare l'ingiustificabile. E i cittadini si trovarono di fronte a una prova di maturità: volevano ancora credere all'uomo forte che salva tutto? Avevano finalmente capito che la responsabilità di come stavano andando le cose era prima di tutto loro, nel loro voto ma soprattutto nel loro comportamento adottato giorno dopo giorno sin nelle scelte più banali e apparentemente innocue? La trappola era sottile: la mummia sapeva di non poter vincere, ma avrebbe potuto impedire ai vincitori di portare avanti il cambiamento per poi sconfiggerli al turno successivo. In un paese che ha memoria storica ma manca completamente di memoria a breve termine, tanto che persino fatti accaduti un mese prima vengono annegati in un mare di blaterate sconclusionate, cosa sarebbe accaduto? Se i cittadini fossero caduti nella trappola, quel paese avrebbe meritato di inabissarsi e andare a riposare sul fondo del mare, là dove le murene sbisciano fra i cocci di antiche glorie.

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