C'era una volta (tipo qualche miliardo di anni fa) un pianetino che era una palla imbottita di anidride carbonica e acido solfidrico. In quelle condizioni tutt'altro che ospitali e dall'odore inconfondibile di uovo marcio nacquero i primi organismi unicellulari che prendevano l'idrogeno dall'acido e lo utilizzavano per trarre energia prelevando il carbonio dall'anidride e producendo acqua... Poi in quello stesso pianetino tre miliardi di anni fa comparvero le alghe unicellulari verdeazzurre... Che producevano la loro energia prendendo l'idrogeno dall'acqua e liberando ossigeno molecolare... E buona parte degli organismi presenti fino a quel momento vennero sterminati...
Infatti l'ossigeno che via via si liberò nell'atmosfera, due miliardi di anni fa aveva una concentrazione pari a un centesimo di quella attuale, era un terribile elemento contaminante per quegli organismi che erano nati per vivere senza. La selezione naturale ebbe vita facile. Facciamo un balzo di 2 miliardi di anni e arriviamo a noi oggi che pensiamo all'ossigeno come a quella cosa che ci fa vivere, "una boccata di ossigeno" diciamo di qualcosa che allevia anche solo temporaneamente i nostri problemi. Ma non è così. Non proprio. Infatti per "maneggiare" (respirare) l'ossigeno il nostro fisico si è dotato di alcuni meccanismi che lo rendono innocuo. E nonostante questi meccanismi, l'ossigeno comunque è una gatta da pelare tanto che non è mai completamente neutralizzato... Avete presente i radicali liberi? Sono molecole che si generano come scorie del consumo di ossigeno che ci tiene in vita. E, semplificando, sono le molecole responsabili del nostro invecchiamento.
E mentre leggevo queste cose (nel curioso libro "il segreto della chimica", di Gianni Fochi) sono stato colto da un'improvvisa rivelazione. Quello che ci tiene in vita è quello che, giorno dopo giorno, fa in modo che ci avviciniamo alla tomba, posto che qualcosa, malattia o incidente, non ci spedisca lì con un bel calcio nel culo improvviso e definitivo. Siamo candele che per rimanere accese consumano se stesse... Allora veniamo alla morale di questa fiaba... Non c'è vita senza scorie. Non c'è attività che facciamo, scelta che prendiamo, relazione che ingaggiamo che non produca sostanze nocive, e potenzialmente dolorose, per noi e per gli altri. Non c'è modo di evitarlo. Anche chiudersi dentro una stanza buia per decenni interi è una scelta e produce scorie. Capirlo, accettarlo, è l'unico modo non tanto per evitare il processo, ma per sapere per cosa si starà male ed eventualmente per neutralizzare un po' le scorie esattamente come fa il nostro fisico che smaltisce l'ossigeno e cerca di renderlo innocuo... Lo so non è niente di terribilmente originale, è piuttosto la conferma a un livello più profondo di cose che magari abbiamo letto in un biscotto della fortuna al ristorante cinese "il drago dorato". Cosa stiamo aspettando?
Parlando con una collega, dopo una giornata frustrante in cui avevo buttato via bozze su bozze, dove quelle buone avevano comunque quel dettaglio che non le rendeva ottime, e quel dettaglio era comunque abbastanza cruciale da dover rimettere mano a tutto, mi disse che "l'eccellenza produce spreco" Anzi, lo richiede, per alimentare il processo di miglioramento.
RispondiEliminaEcco, vedendo i risultati finiti ne sono diventata convinta, ma devo ripetermelo ogni volta perché produrre spreco è doloroso. Quasi come guardarsi una ruga allo specchio ;)
Grazie del contributo.
EliminaComunque non dobbiamo dimenticarci che "l'automiglioramento è masturbazione". Così. Tanto per tenerlo a mente.