8.5.13

Femminicidio, soluzioni idiote per un problema male impostato.

Accantono le stronzate di giornata del M5S che si era acquietato dopo aver scampato il pericolo di dover mostrare la propria incompetenza dovendo prendere parte a un governo e che è tornato più tracotante e retorico che mai per parlare di un tema che mi sta molto a cuore. Immagino le femministe rampanti che sono arrivate qua per ricoprirmi di insulti. Me ne sbatto, detto sinceramente. Ora che assistiamo attoniti alla strage di donne in corso, posto che questa sia veramente frutto di un aumento dei casi e non solo l'effetto megafono della stampa, è tutto un fiorir di "maschi maledetti che considerano le donne di loro proprietà" o di "non potete controllarci" o ancora "è tutta colpa della nostra società maschilista". E se tutto questo non c'entrasse una benemerita fava? O se fosse solo una piccola parte del problema?

Se provo a considerare tutte queste storie orribili di uomini carnefici e donne vittima (ma ci sono anche casi inversi) mi sorgono un paio di domande. Non sono esattamente popolari, lo so. La storia tipo, con mille varianti e mille gradazioni è: lei lascia lui (magari per un altro), lui la perseguita per un po' poi l'ammazza (o ammazza entrambi) (o ammazza entrambi poi si ammazza).

Questi reati venivano (o forse vengono ancora) iscritti nella categoria "reati passionali". Hanno quindi a che fare con la passione, non quella patinata dei film di lui e lei che si guardano una volta e finiscono a scopare dopo cinque minuti da una qualche parte... La passione vera, quella che spinge gli esseri umani verso le vette più alte o verso gli abissi più oscuri (così, giusto per metterci un po' di retorica). Quella che quando ti prende non capisci più nulla, sei solo travolto e puoi solo sperare di non aver fatto troppi danni quando sarà passata. Pensate che un uomo o una donna che uccidano per "passione" se ne sbattano veramente di un inasprimento delle pene? Ve lo immaginate il signor Rossi che ripone il boccetto dell'acido con cui sta per sfigurare la sua ex pensando che si dovrà fare vent'anni di galera in più rispetto a prima? "Ah cacchio, dovevo farlo il mese scorso! Ormai è tardi". Siamo seri. Quindi, a meno che non si stia cercando una vendetta contro quei gesti odiosi, inasprire le pene non ha nulla a che fare con la prevenzione.

Ma allora come prevenire? Bisogna riflettere un attimo su cosa siano diventate le relazioni fra partner oggi. In un momento di crisi, di precarietà, di sfiducia verso il futuro è facile che il rapporto con l'altro si carichi di significati estranei al rapporto stesso. E' così a prescindere, figuriamoci oggi, in Italia. Se la mia vita fa cagare la persona con cui sto diventa l'unica fonte di luce. E se questa persona mi molla per andare con l'idraulico (o un pirla qualsiasi che in quei momenti ti appare ancora più pirla di quello che è in realtà) io non posso che perdere la testa. Matematica della nostra psiche. Dietro queste vicende non c'è la cultura del maschio prevaricatore, c'è una enorme, tetra, sconfinata solitudine. Acuita da una cultura del successo, del self made man. Esasperata dai continui soprusi con cui una persona normale, ogni giorno, fa i conti. E il "torto" che la persona che lascia compie diventa la goccia che fa traboccare il vaso.

Un classico di questi casi è l'intervista ai vicini di casa. "Aaaaah era una così brava persona!" oppure, all'opposto, "Aaaaah li sentivo urlare eh...". E questo mi fa interrogare sulla storia di una storia. Sul percorso che porta due persone a conoscersi, mettersi assieme, lasciarsi, magari malamente. E qui mi sovvien che siamo spinti a vivere le relazioni in modo irresponsabile, in nome di un romanticismo infantile che andrebbe bene per "Grey's anatomy" dove tutti scopano con tutti, poi si fanno un pianto giusto per una puntata, e riprendono come niente fosse. E' la libertà sessuale, baby. Siamo liberi di fare quello che ci pare, abbiamo una vita sola, non la dobbiamo sprecare, vergine cogli l'attimo che fugge, e adesso spogliati come sai fare tu ecc... La libertà di una persona finisce dove inizia la libertà di un'altra. Come si concilia questa massima filosofica da diario delle medie con la situazione di due persone che non stanno più bene assieme? Nel momento in cui decido di stare con una persona non dovrei farmi carico del suo bene? E allora come si giustificano le migliaia di tradimenti che si consumano ogni giorno? Dov'è la responsabilità delle persone? Quanto tempo passiamo a guardarci dentro? Se in una giornata sono dieci minuti è tanto. Così viviamo nella più totale inconsapevolezza di ciò che davvero ci anima. E ci ritroviamo dopo tot anni di matrimonio a fare le corna al nostro compagno perché qualcuno ci ha fatto battere il cuoricino (e apprezzate che sono stato fine, avrei potuto usare espressioni molto più volgari).
Naturalmente se una persona è solida è solida e sarà in grado di passare attraverso a queste vicende (ma se vi è capitato, avete idea di quanto siano dolorose, da una parte e dall'altra). Se la persona non è solida... Dio ce ne scampi... Anche perché oggi fra cellulari e social network una persona può trovare migliaia di modi per farsi del male alimentando la propria ossessione... Spiare il profilo dell'altro per vedere quanto sta bene ora che se n'è andato, conservare mail e messaggi di quando le cose andavano bene per passare le nottate a pugnalarsi rileggendoli gridando "quella troia!"/"quello stronzo!". E' facile scivolare nella depressione. E la depressione spesso apre le porte alle cose peggiori che ci teniamo dentro. E nessuno si può dire veramente immune. Si scopre che si può impazzire solo quando si sta per impazzire... E forse a quel punto è tardi. Cantavano gli Audioslave "Posso dirti perché le persone impazziscono/ potrei mostrarti come potresti impazzire anche tu".

La cosa più preoccupante forse è che di tutti gli "esperti" ospiti di talk show nessuno si preoccupi di fare un'analisi che vada un po' oltre alle apparenze. Presumo che sia perché a nessuno piace sentirsi dire "Ciccio, il prossimo potresti essere tu!".
Davvero. Vogliamo porre fine a questo massacro? Non serve immaginare chissà quali pene medioevali,  e lasciamo perdere categorie come "maschilismo" e simili. Sono così vecchie che non descrivono più la realtà di oggi. Anzi non fanno che perpetrare le ingiustizie. Iniziamo invece a immaginare una società più equilibrata, dove le persone non sono lasciate sole con il loro dolore. Costruiamo una società dove non si punta il dito ma si ha pietà per i protagonisti di queste vicende, sono persone come noi, cui è andata peggio.


"Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense." 
Inferno, V° canto. 

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