Ricomponiamo. Anzitutto con Anna. Durante il pomeriggio e a cena le
ho girato al largo per dare il tempo alle parole che ci siamo detti
di sedimentare. Ho atteso di ritrovarla nel morbido comfort della
nostra camera da letto. L'ho spiazzata con un: “sono un cretino”
e non ho battuto ciglio al suo prevedibile “sì” di risposta e a
quel punto abbiamo potuto sviscerare i veleni che ci hanno fatto dire
quello che non pensiamo. Due idealismi a confronto: il mio pacato e
consapevole, forse a volte rassegnato, il suo arrembante, da eroina
romantica. E alla fine dei mille tornanti del nostro discorso è
arrivata la sua solita domanda. La porta blindata che lei non riesce
a varcare e di cui io stesso forse non ho le chiavi. Anzi visto
quanto emerso con il Sommo posso tranquillamente dire di averle perse
da un po'.
- Perchè fai quello che fai?