Brace yourself, donne emancipate are coming. La festa della donna ai tempi di FB è una carrellata di post, di foto, di rievocazioni storiche, di frasi fatte, di foto di mimose ecc... E la serata rischia di essere divertente visto che è venerdì e ci saranno orde di donne in vena di follie perchè "si vive una volta sola" e "cogli l'attimo" e "io sono libera di darla a chi mi pare" e bla bla bla. Proprio oggi mi è caduto l'occhio su questa foto. Un gruppeto di "femen" che manifestano a Parigi mostrandosi (quasi) come mamma le ha fatte, con i bei corpi trasformati in cartelloni recanti messaggi (e già questo secondo me dice tutto). Non so se sono l'unico che coglie una certa ironia nella faccenda. Il movimento femen giustifica spiega le proprie modalità di protesta così: "è l'unico modo per essere ascoltati in questo paese. Se avessimo manifestato con il solo ausilio di cartelloni le nostre richieste non sarebbero state nemmeno notate".
Quindi per protestare contro società che opprimono la donna e che la vedono come oggetto o come decorazione pubblicitaria... Fanno esattamente ciò che questa società chiede loro di fare: mostrano le tette. Forse non sono un grande stratega di comunicazione ma a me sembra paradossale e persino un po' idiota. Tanto che viene da chiedersi se quelle macchine fotografiche e quei cellulari stiano immortalando la scena per registrare un fatto di valenza sociale o semplicemente per poter rivedere con comodo quelle otto tette. Ho scoperto oggi che il movimento nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica al problema del turismo sessuale in Ucraina. Non vorrei essere becero ma a me questo sembra uno spot in favore di... Quanti sono andati a vedere i motivi della protesta? Ma non potevano sfilare perfettamente vestite mostrando le loro tesi sulla teoria delle stringhe? Mostrando i loro libri di poesie? I loro quadri?
Insomma, la mia impressione è che questa vicenda rappresenti l'ambivalenza che è presente nelle donne di oggi. La dico in modo brutale, provocatoriamente, rivolgendomi direttamente a voi, donne, sapendo perfettamente che ci sarebbero da fare miriadi di distinguo: e se in fondo foste convinte anche voi di non avere molto di più che un paio di tette da mostrare? Questa domanda apre il vaso di pandora delle vostre insicurezze, dei dubbi, delle fragilità che sperimentate tutti i giorni, non in quanto donne, ma in quanto esseri umani. Non è che a volte, di fronte alla fatica del capire se stessi, del farsi strada con la propria identità nel mondo, del doversi riscattare all'interno della propria storia, incolpate completamente la società di un qualcosa di cui almeno in parte siete corresponsabili?
C'è una buona notizia: il mondo è pieno di persone pronte ad amarvi per ciò che siete, non per quello che pensate di dover essere. Provate.
Quindi per protestare contro società che opprimono la donna e che la vedono come oggetto o come decorazione pubblicitaria... Fanno esattamente ciò che questa società chiede loro di fare: mostrano le tette. Forse non sono un grande stratega di comunicazione ma a me sembra paradossale e persino un po' idiota. Tanto che viene da chiedersi se quelle macchine fotografiche e quei cellulari stiano immortalando la scena per registrare un fatto di valenza sociale o semplicemente per poter rivedere con comodo quelle otto tette. Ho scoperto oggi che il movimento nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica al problema del turismo sessuale in Ucraina. Non vorrei essere becero ma a me questo sembra uno spot in favore di... Quanti sono andati a vedere i motivi della protesta? Ma non potevano sfilare perfettamente vestite mostrando le loro tesi sulla teoria delle stringhe? Mostrando i loro libri di poesie? I loro quadri?
Insomma, la mia impressione è che questa vicenda rappresenti l'ambivalenza che è presente nelle donne di oggi. La dico in modo brutale, provocatoriamente, rivolgendomi direttamente a voi, donne, sapendo perfettamente che ci sarebbero da fare miriadi di distinguo: e se in fondo foste convinte anche voi di non avere molto di più che un paio di tette da mostrare? Questa domanda apre il vaso di pandora delle vostre insicurezze, dei dubbi, delle fragilità che sperimentate tutti i giorni, non in quanto donne, ma in quanto esseri umani. Non è che a volte, di fronte alla fatica del capire se stessi, del farsi strada con la propria identità nel mondo, del doversi riscattare all'interno della propria storia, incolpate completamente la società di un qualcosa di cui almeno in parte siete corresponsabili?
C'è una buona notizia: il mondo è pieno di persone pronte ad amarvi per ciò che siete, non per quello che pensate di dover essere. Provate.
Nessun commento:
Posta un commento